Il mio lavoro e la mia bambina interiore

FB_IMG_1488027333624.jpgIl mio lavoro e la mia bambina interiore

Ho pensato di scrivere questo articolo, dopo aver vissuto uno dei momenti più emozionanti degli ultimi mesi. La chiusura di un percorso di teatroterapia di un bimbo.

Lavoro con le persone soprattutto con e per i bambini. Spesso i bimbi che arrivano da me sono cuccioli che hanno bisogno di un loro spazio personale di ascolto ed espressione, al di là dell’obiettivo per cui ci impegniamo insieme.

Quello che ho visto, percorrendo il loro mondo, è la necessità di illuminare quelle parti di sé che risultano essere ancora nascoste, poco esplorate. Talvolta, invece occorre loro questo spazio di condivisione, per sentirsi “abbracciati”  tutti interi, così come si è, in un luogo dove nessuno può entrare dalla porta o permettersi di farlo.

Si innesca così una magia, una vera e propria relazione, dove il bambino non è più un soggetto indefinito o etichettato, ma un individuo in formazione che ha il diritto di crescere rispettato nei suoi tempi e di ricevere le risposte ai suoi bisogni.

Mi sono accorta che gli strumenti dell’arte, della danza, del teatro e della meditazione sono giochi interessanti per loro e utili a me per condurli vicino al loro cuoricino.

Ogni bimbo ha la particolarità di mostrarmi anche aspetti della mia bimba interiore che spesso ha la stessa “ferita” nella memoria del passato. Accade anche qui una magia, il bimbo, a differenza mia, non ha consapevolezza, ma solo percezione di ciò che noi chiamiamo rapidamente ferita.

Per lui ciò che riceve dagli adulti a lui più vicino, è normale perché di quegli adulti lui si fida! Ecco che abilmente, la tela del suo corpo comincia a creare delle barriere difensive in risposta a ciò che riceve, per permettergli di contenere la “tensione” emotiva che ancora non sa definire.

E’ così che ognuno di noi si è strutturato fisicamente, anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno. E in seguito anche caratterialmente.

Mi emoziona parlarvi di quell’attimo in cui mi scatta dentro quel: “Ecco! L’ho trovata!” sì quella scintilla infuocata che si accende dentro il petto e ricorda.

Ricordare per me diventa come guarire, perché nel gioco della teatroterapia ho l’occasione di cullare e accarezzare le parti dolenti grazie al suo balsamo oleoso e profumato.

Quel piccolo essere che ho davanti e che rispecchia in me tante sfumature e somiglianze diventa così una canale di trasformazione positiva per entrambi.

Molti sanno che chi sceglie una professione d’aiuto come la mia, spesso parte da un percorso personale di crescita e di consapevolezza.

Sono certa che oggi, più che mai, abbiamo l’occasione di irrorare amore verso di noi, grazie ai più piccoli sempre più sensibili e dotati di capacità immaginative eccezionali.

Lo affermo con certezza, perché al termine di ogni percorso, breve o medio-lungo che sia, è indescrivibile il momento in cui ci si guarda negli occhi e si capisce quanta strada abbiamo percorso.

Ora, in quell’attimo, tutte le cose che sembravano impossibili, quel bimbo è riuscito a viverle, a darsele, a permettersi di spingersi oltre a quello che conosceva per esplorare tutti i suoi talenti.

Salutarsi rappresenta quasi un sigillare e celebrare l’uscita dal passato, pronti, rinvigoriti, energici e sereni dentro, soprattutto, per tuffarsi con coraggio, emozione e grande spirito di avventura in tutte le nuove occasioni.

Ringrazio le loro famiglie perché la fiducia di una mamma o di un papà, mi permette di entrare in contatto con ciò che il bimbo chiede, reclama, desidera.

Ricevo e ho ricevuto tantissimo da queste esperienze di cambiamento, crescita e acquisizione di strumenti.

Riguardando insieme i disegni del percorso sono scese lacrime di gioia  e di commozione:

“Barbara, questo era all’inizio, ora non è più così”.

Dice tutto e dona tutto il senso, del nostro percorso insieme.

La mia bambina è ristorata a quelle parole e dentro il mio cuore esclama: “Ce l’ho fatta”.

Da cuore a cuore

Barbara